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Tecnica e Arte

Fotografare con poca luce:
come e perché (2)
     
di Nicola de Gregorio

LUNGHE ESPOSIZIONI SU CAVALLETTO

Dicevamo prima dell'altra possibilità che chi voglia fotografare a luce ambiente ha, quella cioè di usare il cavalletto  anche con pellicole poco sensibili, da 100 o 200 Iso (o persino da 50 iso), al fine di aumentare di quanto necessario la lunghezza del tempo di posa e quindi la quantità di luce che va a colpire la pellicola al momento dello scatto. E' questo il metodo preferito da molti professionisti, specie quelli che lavorano per le riviste illustrate che di solito usano pellicole poco sensibili ( 50/65 Iso) per avere una perfetta riproduzione anche a fortissimi ingrandimenti.  Cosi’ invece di scattare, tanto per fare un esempio, ad 1/125, 1/60 o 1/30 si useranno tempi dell’ordine dei 30 secondi, 45 secondi, 1 minuto, 2 minuti o anche più,  secondo la maggiore o minore luminosità della scena.

Questo accorgimento riesce ovviamente quando abbiamo a che fare con soggetti statici, quali panorami, strade, edifici o simili. Ma  anche, in modo più limitato, se si fotografano persone a condizione che esse rimangano ferme. In pratica, tenendo fissata sul cavalletto la macchina fotografica e lasciando aperto l'otturatore per un tempo molto più lungo del solito, si fa in modo che la quantità di luce che va a colpire la pellicola si moltiplichi, ottenendo lo stesso effetto di una scena luminosa. L’unico neo è il cosiddetto difetto di reciprocità, che consiste nel fatto che più aumenta la lunghezza del tempo di posa più i colori vengono falsati, sia pure leggermente, slittando in particolare verso tonalità giallo-verdi. Questo difetto è più evidente sulle diapositive perché per le normali negative esso viene di solito ben compensato al momento della stampa su carta. Tuttavia nelle pellicole moderne per tempi fino a 4 - 5 minuti primi,   il difetto di reciprocità non è tale da dare eccessive preoccupazioni e la tecnologia di costruzione delle pellicole sta facendo sempre meglio per correggere questi indesiderati slittamenti di colore.

COME CALCOLARE L'ESPOSIZIONE

Ma in pratica come si fa in questi casi a calcolare l’esposizione corretta? Ci si può certamente affidare all’esposimetro della fotocamera fino a tempi dell'ordine di  ¼ di secondo, ½ eccetera. In genere gli automatismi funzionano bene fino al tempo massimo di 1 minuto, quindi se non avete molta esperienza  affidatevi pure ad essi, magari adottando la tecnica dell'esposizione a forcella (o bracketing) che consiste nel variare di uno o due valori in più o in meno, l'esposizione, scattando non una ma tre o quattro foto con esposizioni diverse. Meglio certo sarebbe saper calcolare l'esposizione senza l'ausilio dell'esposimetro  perché così si è anche in grado di 'regolare' il risultato finale sulla pellicola.
E se la luce non è comunque sufficiente perché i dati dell'esposimetro siano attendibili? Beh allora si deve ricorrere alla cosiddetta posa B, sempre che la macchina fotografica ne sia dotata. Impostandola, l’otturatore rimarrà aperto per l’intero tempo in cui si terrà premuto il bottone di scatto.

In pratica è lo stesso metodo che usavano i primi fotografi quando toglievano e rimettevano il tappo davanti all'obiettivo, facendo stare immobili i loro soggetti. La maggior parte delle macchine non reflex purtroppo non dispone della posa B ed in questo caso  l’unica soluzione sarà quella di ricorrere a pellicole più sensibili e, se necessario, anche ‘tirare’ la pellicola.
Se si dispone della preziosa posa B (presente su quasi tutte le reflex) in genere ci si puo’ regolare anche a occhio. Si fa una serie di prove con pose variabili; mettiamo ad esempio: 30 secondi (si conta lentamente fino a trenta), un minuto (si conta lentamente fino a 60), un minuto e mezzo ( si conta lentamente fino a 90) e così via. Essere troppo precisi in questi casi non è necessario, quindi non vi preoccupate di un secondo in più o in meno. Poi si sceglie ovviamente la fotografia migliore. L’esperienza insegna in questi casi   più che in altri, ma per non andare proprio alla cieca, abbiamo elaborato per voi una preziosa tabellina (CLICCARE QUI)
che vi consigliamo di stampare e conservare nella vostra borsa fotografica. Sarà un ottimo punto di partenza per regolarvi e poi imparerete da soli provando e riprovando di quanto dovrà essere lunga l’esposizione nelle varie situazioni.

CAVALLETTO E SCATTO FLESSIBILE

Ovviamente la fotocamera, nel periodo di apertura dell’esposimetro, dovrà restare perfettamente ferma, pena fotografie mosse di dubbio valore artistico. Ciò significa che, oltre che disporre di un cavalletto che non traballa (diffidate di quelli troppo leggeri) bisognerà usare uno scatto flessibile perché i movimenti del dito, con cui terrete premuto il bottone di scatto nel corso della lunga posa, sarebbero inevitabilmente tramessi alla fotocamera con conseguenti immagini mosse. Gli scatti flessibili che possono essere elettrici (per le macchine moderne) o meccanici li potrete trovare presso il vostro fotografo o meglio presso un grossista di articoli fotografici. E se non avete lo scatto flessibile? Allora si può usare l'autoscatto, facendo sempre in modo di non toccare la macchina al momento in cui la foto viene ripresa.

CAPITOLO A PARTE: LE FOTOCAMERE DIGITALI

Come dicevo all'inizio la presenza nelle digitali di un elemento sensibile elettronico al posto della pellicola determina una maggiore difficoltà nello sfruttare la poca luce presente quando la scena non è bene illuminata.
Praticamente tutte le fotocamere digitali moderne hanno la possibilità di impostare i valori ISO per regolare con quale sensibilità si fotografa, 'imitando' la misura della sensibilità delle pellicole. Così quando la luce è sufficiente la foto può essere ripresa con la fotocamera regolata a 50 o 100 iso. In tal caso l'immagine sarà nitida e senza 'grana'. Ricordiamo che 100 Iso è il valore di default sul quale sono regolate in partenza (quasi) tutte le fotocamere.
I problemi cominciano quando c'è poca luce. In tal caso si dovrà regolare inevitabilmente la macchina fotografica (a meno che non abbia un obiettivo molto molto luminoso) a 400, 800 o anche 1600 ISO, ottenendo, nel caso delle fotocamere digitali, fotografie molto meno nitide e molto più granulose di quelle riprese da macchine tradizionali con pellicole di corrispondente sensibilità.

Nelle digitali accade infatti che, quando si seleziona una sensibilità alta, entrano in azione appositi circuiti elettronici che amplificano i segnali provenienti dall'elemento sensibile per fare in modo che l'immagine possa essere riprodotta in modo sufficientemente luminoso. Purtroppo così facendo nell'immagine finiscono anche alcuni segnali di disturbo che si creano sempre quando un circuito elettronico viene amplificato. E' quello che si definisce il 'rumore di fondo' (o semplicemente rumore) un disturbo che finisce inevitabilmente per rovinare la foto ripresa.
Le più recenti reflex digitali però sono avvantaggiate: dato il sensore generalmente più grande l'immagine comincia a deteriorarsi solo a 1600 o addirittura a 3200 ISO. Nelle compatte invece a 400 ISO o tuttalpiù ad 800 l'immagine appare già molto granulosa e sfocata.

Allora che fare? L'unica alternativa all'aumento della sensibilità è anche qui l'uso del cavalletto. Basterà fissare la fotocamera su cavalletto e, lasciando la sensibilità a 100 ISO, impostare la macchina fotografica con un programma adeguato o, se l'apparecchio lo consente, manualmente con un tempo lungo (seguite le stesse indicazioni riportate qui sopra per le macchine a pellicola).
La luce verrà amplificata allungando di molto il tempo di apertura dell'otturatore. Quasi sempre dovrete ricorrere agli automatismi o, alla meglio, a regolazioni semiautomatiche, in quanto le digitali, per loro stessa natura, non hanno quasi mai la posa B (bulb), quella che consente di tenere aperto l'otturatore per tutto il tempo che si vuole.
Soltanto alcune reflex ne sono dotate e questa possibilità è ottenuta con l'ausilio di sofisticati circuiti elettronici che consentono di non far rovinare l'elemento sensibile e di non farlo riscaldare oltre misura quando viene sottoposto ad esposizioni prolungate.
Una nota positiva è che, nella generalità dei casi, le fotocamere digitali sono più leggere delle macchine fotografiche tradizionali e possono quindi essere poste su cavalletti più piccoli che sono quindi molto più facilmente trasportabili.

IN CONCLUSIONE

Se riuscirete ad essere padroni della tecnica, fotografare a luce ambiente vi darà immagini affascinanti e a volte incredibili. Potrete fotografare anche di notte (bellissimi i paesaggi sotto la luce della Luna, come quello riportato in questa pagina di Ansel Adams) o in qualsiasi altra condizione di luce, semplicemente calcolando adeguatamente la lunghezza del tempo di posa. Panorami e immagini di grande fascino saranno alla vostra portata e non ci saranno più limiti alla vostra creatività. E... dimenticherete di possedere il flash!

 

 

 

 

Notturno (foto N. De Gregorio)

Notturno senza Luna: cavalletto, obiettivo da 135 mm. Esposizione: oltre 2 minuti. Diaframma: 4. Pellicola da 50 Iso.

Moonrise - Foto di Ansel Adams

Moonrise: una immagine famosa di Ansel Adams scattata al chiaro di luna. Un risultato dovuto certo alla maestria dell'autore ma anche alla raffinata tecnica della 'lunga esposizione'


clip-appunti.gif (1310 byte) Le ultrarapide: altri consigli     Tabella delle esposizioni con poca luce