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Com'è fatta
la macchina fotografica

Lo spaccato di una moderna fotocamera reflexLa macchina fotografica più semplice possibile è costituita da una scatola a tenuta di luce (camera oscura) che presenta su una parete un piccolissimo foro (foro stenopeico) e su quella opposta il materiale sensibile. Si ottiene così una immagine rovesciata del soggetto, con effetto grandangolare o tele a seconda della distanza foro/superficie sensibile e della dimensione del forellino.
Ovviamente con questo tipo di macchina fotografica non è possibile ottenere fotografie di grande levatura tecnica, ma vi troviamo, anche se in modo rudimentale, tutti gli elementi essenziali di ogni macchina fotografica: camera oscura, obiettivo, otturatore, piano della pellicola. L’obiettivo è costituito dal foro mentre da otturatore funge il sistema di intercettazione dei raggi luminosi, sia esso una mano o un coperchietto con cui copriamo e scopriamo il forellino.
Un apparecchio di questo tipo non offre grandi possibilità operative e può interessare solo lo storico o chi si diletta a sperimentare: manca infatti di effettive possibilità di controllo su messa a fuoco ed esposizione, oltre che di tutte quelle regolazioni accessorie che la tecnica moderna ci ha messo a disposizione per nostra comodità.
Esaminiamo ora invece i principali componenti delle moderne macchine fotografiche, il loro principio di funzionamento e la loro funzione, accennando solo incidentalmente qui al sistema ottico.

L’otturatore

L’otturatore è un sistema meccanico (o elettronico) che consente il controllo del tempo di esposizione, quella frazione di secondo cioè durante la quale la luce raggiunge la pellicola (nelle macchine fotografiche tradizionali) o l’elemento sensibile definito CCD o CMOS nelle macchine digitali. Agli inizi della fotografia i tempi di esposizione erano sempre molto lunghi per cui bastava un metodo molto primitivo per intercettare la luce: mettere e togliere il coperchio dell’obiettivo.
Oggi i materiali sensibili a nostra disposizione consentono tempi di posa di piccolissime frazioni di secondo in qualche caso anche più di un 20.000 di secondo.
Comunque sia è necessario poter regolare l’esposizione con notevole precisione, cosa impossibile da ottenere manualmente. Ci si riesce con l’otturatore che, salvo alcune realizzazioni piuttosto rudimentali, viene prodotto essenzialmente in due tipi: centrale e a tendina.


Otturatore centrale

Otturatore centraleGli otturatori centrali consistono in una serie di lamelle complanari imperniate su due circonferenze concentriche che si muovono una al contrario dell’altra. Scattando una fotografia si toglie il blocco e l’anello più interno ruota provocando lo spostamento delle lamelle verso l’esterno e consentendo alla luce di passare. Una molla provvede poi alla richiusura del sistema. La durata dell’apertura viene comandata da un sistema di molle; si ottengono così di solito tempi di otturazione fìno ad 1/500 di sec. o, in caso di costruzioni meccaniche particolarmente curate fino ad 1/ 1.000 di secondo.
Nei moderni otturatori di questo tipo le lamelle sono tre o cinque. Possono essere sistemate dentro l’obiettivo, tra le lenti o prima di esso, consentendo in quest’ultimo caso l’intercambiabilità delle ottiche senza un costo eccessivo, dato che basta un otturatore solo per tutti gli obiettivi. Altre pongono l’otturatore tra le lenti ottenendo una maggior economicità del corpo macchina a scapito però del costo degli obiettivi. Dal punto di vista dei risultati i due metodi possono comunque ritenersi equivalenti.

Otturatore a tendina

Otturatore a tendina della Nikon F3L’otturatore a tendina è costituito, come dice il nome, da una tendina con una fessura che scorre parallelamente alla pellicola e vicinissima a questa, cioè sul piano focale.
Di solito le tendine sono in realtà due che restano accostate fino al momento dello scatto; a quel punto si separano dando origine ad una fessura la cui larghezza è regolata dal tempo di esposizione impostato sulla fotocamera e che scorre nel modo più regolare possibile davanti alla pellicola o all’elemento sensibile, esponendone così ogni parte. Per regolare il tempo di posa certi otturatori agiscono invece sulla velocità di scorrimento della tendina ma, al giorno d’oggi, si trovano quasi sempre combinate le due tecniche.
Questo tipo di otturatore è usato di solito nelle fotocamere reflex ad obiettivi intercambiabili, siano esse a pellicola o digitali, in quanto, trovandosi all’interno del corpo della macchina fotografica consentono una facile sostituzione degli obiettivi.
Le tendine vengono realizzate in tela gommata o in particolari leghe di materiale metallico e possono essere fatte scorrere verticalmente o orizzontalmente. Questa seconda soluzione è quella adottata più di frequente.
Il vantaggio essenziale degli otturatori che si trovano sul piano focale (quelli a tendina appunto) è dovuto alla possibilità di ottenere tempi di esposizione molto più brevi che non con quelli a diaframma: oggi 1/4000 di sec o 1/8000 sono tempi di cui sono dotate oggi moltissime macchine anche amatoriali.
Lo svantaggio principale risiede invece nella sincronizzazione con i lampeggiatori elettronici, ottenibile solo con tempi di solito di 1/125° di secondo o poco più.
Si è tentato di adottare nelle macchine digitali anche otturatori di altro tipo, ad esempio a cristalli liquidi, ma senza successo ed anche le macchine più moderne hanno ancora oggi otturatori di tipo meccanico pur se controllati elettronicamente.

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